Buone notizie per la diagnosi di filariosi nel gatto

Buone notizie per la diagnosi di filariosi nel gatto

La diagnosi di filariosi cardiopolmonare nel gatto può essere difficile non solo per i sintomi clinici, che a differenza del cane sono un po’ vaghi (difficoltà respiratoria, a volte vomito, morte improvvisa…), ma anche perché i test diagnostici per la ricerca di anticorpi o antigeni di Dirofilaria immitis nel gatto non funzionano.

Questo fatto era stato attribuito alla scarsa quantità di antigeni circolanti visto che nel gatto l’infezione è caratterizzata dalla presenza di poche filarie, spesso non completamente sviluppate o solo maschi. Infatti anche nel cane il limite di sensibilità dei test si aggira attorno a 1-3 filarie presenti.

In realtà i test non funzionano in questi casi poiché nel sangue si formano immuno-complessi che non rendono disponibili sufficienti antigeni e anticorpi circolanti. Ricercatori americani hanno dimostrato che basta inattivare questi immuno-complessi col calore per avere test positivi anche nel gatto.

Basta quindi pre-trattare i sieri di gatto a 103°C per 10 minuti, centrifugare il coagulo ed usare il supernatante per il test.Fra l’altro questa procedura da buoni risultati anche nel cane, in quei casi (stimati in circa il 7%) caratterizzati da basso numero di filarie adulte.

Il lavoro completo è scaricabile gratuitamente cliccando sui bottoni qui sotto, e puoi controllare se fra i test sierologici testati ci sono quelli che usi come SNAP nel tuo ambulatorio. L’articolo è disponibile sia in versione pdf adatta per la stampa che in formato e-book adatto per la lettura a video.

(*) Il riferimento completo della pubblicazione è: Little et al.: Heat treatment prior to testing allows detection of antigen of Dirofilaria immitis in feline serum. Parasites & Vectors 2014 7:1. http://www.parasitesandvectors.com/content/7/1/1

Gioia Capelli

Gioia Capelli è Direttore Sanitario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) dal 14 ottobre 2020. Si è laureata in medicina veterinaria nel 1986 a Bologna e ha conseguito il dottorato di ricerca in parassitologia e malattie parassitarie nel 1989. Dal 1991 al 1994 è stata veterinario presso IZSVe, dove ha istituito il Laboratorio di parassitologia; nel 1994 è passata alla Facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Padova, prima come ricercatore e poi come professore associato fino al 2004. Nel 2004 è tornata all’IZSVe come dirigente veterinario, dove nel 2016 è stata nominata direttore del Centro di referenza nazionale/centro di collaborazione OIE per la ricerca scientifica sulle malattie infettive nell’interfaccia uomo/animale. I suoi interessi di ricerca riguardano l’epidemiologia delle malattie parassitarie e delle malattie trasmesse da vettori, in particolare quelle zoonotiche ed emergenti; l’ecologia dei vettori e la sorveglianza delle malattie trasmesse da zecche (Anaplasma, borreliosi di Lyme, TBE virus, Rickettsie), pulci (Rickettsia felis), culicidi (West Nile virus e altri Flaviviridae, filarie) e flebotomi (Leishmania). È autrice di oltre 180 articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali.