Il Minute Virus of Canines (MVC) o Canine Parvovirus tipo 1 (CPV-1) appartiene alla famiglia Parvoviridae, genere Bocaparvovirus (CBoV). Ad oggi i dati epidemiologici e le conoscenze sulla patogenesi di CPV-1, che corrisponde al genotipo 1 dei Bocaparvovirus (CBoV1), sono limitati.
Questo virus è stato isolato per la prima volta nel 1967 dalle feci di un cane clinicamente sano e si differenzia sia dal punto di vista antigenico, sia genomico, dal più noto Canine Parvovirus tipo 2 (CPV-2), genere Protoparvovirus. In Italia l’ultima segnalazione di CPV-1 risale al 2011, relativamente ad un episodio di alta mortalità neonatale in un allevamento di Jack Russell terrier nel Sud Italia.
Dal 2014 l’algoritmo diagnostico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie per i casi di sospetta parvovirosi comprende l’analisi sia per CPV-1 che per CPV-2: ciò ha permesso l’identificazione dei due casi di infezione descritti di seguito.
I casi identificati nel nostro territorio
Caso 1 – dicembre 2017: cucciolo femmina di razza maltese
Un cucciolo femmina di razza maltese di due mesi di età mostra sintomi gastroenterici e si sospetta parvovirosi. Il laboratorio riceve un campione di feci, nel quale:
- si dimostra presenza di Parvoviridae mediante microscopia elettronica;
- si rileva positività per CPV-1 in real time PCR
- non si rileva presenza di CPV-2 in real time PCR
- si isola il virus in coltura cellulare MDCK
- il ceppo isolato viene sottoposto ad analisi di sequenza della VP1/2 e risulta avere una similarità nucleotidica del 97,5% con un ceppo CBoV1 isolato in Cina nel 2009.
Il cucciolo è sopravvissuto all’infezione.
Caso 2 – gennaio 2018: cane maschio adulto
Un cane maschio adulto viene trovato vagante e privo di microchip. Ricoverato presso canile sanitario, è deceduto e il quadro anatomo-patologico mostrava grave enterite emorragica, peritonite fibrinosa e anomalie a livello cardiaco e dell’arteria polmonare.
La carcassa viene conferita dall’ASL con sospetto di parvovirosi. Il laboratorio riceve campioni d’organo (intestino, fegato, rene e milza). Il cane era stato vaccinato 7 giorni prima presso il canile con vaccino contenente un ceppo vivo attenuato di CPV-2. Si rileva:
- quadro istologico di diffusa enterite necrotica; grave congestione, fibrosi epatica, nefrite cronica e sclerosi multifocale dell’arteria polmonare;
- presenza di Parvoviridae mediante microscopia elettronica;
- prova immunoistochimica (IHC) positiva per Parvoviridae;
- positività per CPV-1 e CPV-2 mediante real time PCR.
La positività per CPV-2 è potenzialmente attribuibile al vaccino somministrato pochi giorni prima, ma non è stato possibile differenziare con certezza se si trattasse di ceppo vaccinale. Il quadro anatomo-patologico comprende processi patologici, in parte cronici (fibrosi epatica) riconducibili a cause diverse da CPV-1, che può giustificare solo in parte il quadro clinico.
L’inoculazione in substrato cellulare MDCK, data la co-infezione virale, non ha portato all’isolamento del ceppo. Di conseguenza l’analisi di sequenza di VP1/2 è stata effettuata a partire dai campioni di organo, con risultato una similarità nucleotidica del 99% con ceppo CBoV1 isolato in Giappone nel 2008.
Analisi filogenetica
L’analisi filogenetica (vedi immagine) mostra che i due stipiti virali identificati formano un unico cluster con i ceppi CBoV1 asiatici, europei ed americano, tra cui l’unico ceppo MVC italiano (285_11/2011).In base ai dati delle distanze nucleotidiche della regione VP1/2 (vedi tabella) è emerso che i due ceppi identificati presentano tra di loro una percentuale di similarità del 96.6%, indicando che in Italia circolano ceppi con caratteristiche genetiche differenti.
Solo il ceppo del 2018 (cane adulto) presenta un’elevata similarità con l’unica sequenza disponibile di MVC italiano (285_11/2011). Il ceppo del 2017 (cucciolo) presenta percentuali di similarità relativamente basse anche con ceppi appartenenti allo stesso gruppo monofiletico. Tali dati potrebbero far ipotizzare una diversità genetica dei MVC circolanti in Italia di notevole entità.
La reale prevalenza di CPV-1 in Italia non è nota e solo una maggiore sorveglianza in corso di sindromi gastroenteriche, ma anche respiratorie e abortigene, potrà fornire informazioni utili sulle caratteristiche molecolari dei virus circolanti in Italia e far avanzare ipotesi circa l’origine dei virus identificati.
Il lavoro è stato presentato al XVIII Congresso Nazionale S.I.Di.L.V, Perugia, 7-9- novembre 2018.
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