Il titolo riprende un interessante filmato dell’Istituto luce che risale agli anni ’60, quando i gatti di razza erano ben più rari di adesso. Clicca sull’immagine per visualizzarlo sul sito web dell’Istituto Luce.
Nelle prime immagini del video (lo stesso della parte 1, ma con un commento diverso che vale la pena sentire) sono inquadrati i gatti persiani di allora, ed è sorprendente vedere la diversità del loro aspetto rispetto ai persiani di oggi.
I canoni estetici cambiano nel tempo e talvolta fanno leva su nostre sensibilità istintive e profonde, che ci fanno trovare irresistibili i soggetti portatori di tratti neotenici, come ad esempio gli occhi e la testa grandi, le orecchie piccole, la faccia piatta. A questo si sommi il fatto che il gatto, per sua sfortuna, ha dimensioni simili a quelle di un neonato, altro fattore che stimola nella nostra specie un istinto di accudimento. L’assenza di pelo e il contatto diretto con la cute calda e soffice è anch’essa uno stimolo sensoriale che ci sollecita nello stesso modo.
Quasi inevitabilmente l’esasperazione delle caratteristiche estetiche comporta deficit funzionali
La selezione operata dall’uomo modifica molto velocemente tratti di una specie che l’evoluzione ha portato a un equilibrio praticamente perfetto, sia in senso estetico, sia funzionale.
Solo alcuni esempi:
- Il gatto persiano, nell’attuale totale assenza di naso (foto cranio), ha problemi respiratori e la frequente ostruzione dei dotti naso-lacrimali
- I gatti nudi vivono con estrema difficoltà l’ambiente esterno, perché la cute è esposta a ferite e si ustiona con la luce solare
- Il gatto persiano non è autosufficiente nella cura del mantello: in assenza di cure quotidiane, si formano nodi inestricabili che comportano, nel tempo, notevoli problemi cutanei;
- Nei gatti nudi l’assenza di pelo comporta anche la quasi totale assenza di vibrisse, importantissime per la percezione degli oggetti molto vicini, per la percezione delle correnti d’aria, ecc.
- I cosiddetti “gatti bassotti” hanno zampe così corte da ridurre notevolmente la loro agilità e da creare problemi nell’interazione con altri gatti (vedi video sottostante)
Le caratteristiche fisiche sono solo uno degli aspetti problematici della selezione artificiale, che comprende anche malattie a trasmissione genetica, quali ad es., il rene policistico e la cardiomiopatia ipertrofica. Il fenomeno, naturalmente, non riguarda solo il gatto, è ben noto anche nel cane, dove si parla di maltrattamento genetico.
Esistono libri interi dedicate alle patologie di razza del cane e del gatto. Purtroppo la diagnosi non è sempre facile e immediata, tanto che anche un allevatore, pur operando in scienza e coscienza, può talvolta offrire soggetti che manifesteranno patologie in età adulta.
Che sia ora di una nuova ondata di consapevolezza?
Per approfondimenti
In italiano
Riferimenti internazionali
- Keijser SFA et al. (2017). Disease burden in four populations of dog and cat breeds compared to mixed-breed dogs and European shorthair cats.
- Donner J. et al (2019). Correction: Frequency and distribution of 152 genetic disease variants in over 100,000 mixed breed and purebred dogs
- Rollin BE (2018). We Always Hurt the Things We Love”-Unnoticed Abuse of Companion Animals
- Marsden C.D. et al. (2016). Bottlenecks and selective sweeps during domestication have increased deleterious genetic variation in dogs