Maya è una bella gatta norvegese, nel pieno vigore dei suoi 5 anni, che vive un sereno rapporto con la sua famiglia umana.
Martina, Adriano e Maya riescono a comunicare efficacemente, si coccolano, giocano, si rispettano e hanno creato piacevoli rituali in diversi momenti del giorno. Quello della spazzolatura è il momento preferito, stesso orario, stesso luogo, in cui Maya si posiziona autonomamente in attesa del trattamento, che si gode in pieno relax. E pensare che per molti gatti, specialmente se a pelo lungo, è una tortura!
Martina le dedica molto tempo, la fa giocare e l’accompagna in giardino tutte le volte che può, se Maya glielo chiede. Le fa compagnia per controllare che i confini del giardino siano rispettati, essendoci una strada trafficata appena fuori dal cancello.
Martina e Adriano già sapevano che Maya non apprezza intrusi, umani e animali che siano. Quando ci sono visite, l’atteggiamento della micia è di controllo e di ispezione, e guai se qualcuno allunga una mano per accarezzarla! Per non parlare di ingressi di cani o gatti: occorre chiuderla in un’altra stanza o passa all’attacco.
Un nuovo animale in casa
Martina desiderava accogliere un altro animale, e sperava che con il tempo Maya potesse non solo abituarsi, ma anche gradire la compagnia, soprattutto nelle ore di assenza dei suoi amici umani. La casa è grande e su diversi livelli, lo spazio non è un problema.
Riflettendo bene sull’individualità di Maya, anche con il consulto di un veterinario esperto in comportamento, si è deciso di tentare l’inserimento di un cucciolo di cane di piccola taglia.
Rispetto all’ingresso un nuovo gatto, avrebbe potuto esserci una minor competizione per le risorse e una più facile separazione degli spazi, soprattutto quelli sopraelevati che potevano restare sotto il pieno controllo di Maya.
La reazione di Maya
Il giorno tanto atteso è arrivato e il cucciolo, un po’ impaurito, ha fatto il suo ingresso in casa. Martina, prudentemente, ha preso accordi per un periodo di prova, con possibilità di tornare sui suoi passi nel caso le cose non funzionassero.
Alla vista dell’intruso, Maya ha cambiato espressione e ha manifestato immediatamente tutto il suo dissenso, soffiando a Martina e Adriano, al cucciolo e a qualsiasi oggetto che portasse il suo odore. Con pazienza e accoglienza, è stato tentato l’inserimento con tanti buoni accorgimenti, ma dopo una settimana Martina ha deciso di rinunciare.
Potrebbe sembrare una rinuncia troppo rapida, ma Martina, in contatto profondo con la sua micia, ha capito che Maya era davvero in difficoltà. Nella migliore delle ipotesi, avrebbe forse faticosamente tollerato il nuovo inquilino, ma difficilmente l’avrebbe accolto e avrebbe potuto apprezzare la sua compagnia.
Riflettiamo su alcuni punti
- Il gatto è fortemente territoriale ed è maniacale nella conoscenza/controllo del suo ambiente e delle sue risorse, dal punto di vista olfattivo, paraolfattivo, uditivo e visivo; dal nostro punto di osservazione, data la nostra percezione, concentrata sulla comunicazione verbale e sul senso della vista, è difficile comprendere quale sconvolgimento possa rappresentare l’inserimento di un altro animale, soprattutto dal punto di vista olfattivo e paraolfattivo.
- Il grado di socializzazione del gatto dipende dalla storia che ha avuto, ma la sua socievolezza è condizionata anche dalle sue caratteristiche individuali; ci sono individui socievoli, curiosi, aperti, che talvolta adottano i cuccioli (anche di altre specie) spontaneamente, ma non è un risultato che possiamo pretendere, né ottenere con certezza.
- La casa è del gatto prima che nostra, perché è il suo mondo… noi abbiamo una vita al di fuori, mentre per lui rappresenta il territorio e la vita. Se la convivenza con un altro animale non funziona, quello che si ottiene nella migliore delle ipotesi è un’invisibile spartizione degli spazi e delle risorse, con una netta riduzione del benessere, che a lungo termine può sfociare anche in patologie organiche.
- Soprattutto se il gatto non ha accesso all’esterno, l’inserimento di un altro individuo può essere vissuto come una minaccia dello spazio vitale; se il nuovo individuo è un altro gatto, può essere ancora peggio, perché la competizione è tesa alle stesse risorse e non ci sono spazi che possano essere riservati a chi è arrivato prima
In conclusione
Chiediamoci sempre se l’inserimento di un nuovo animale sia una buona opzione per l’animale già presente, soprattutto se questo è maturo/anziano e se ha vissuto da solo per molto tempo.
Nel caso si decida di procedere, è bene tenere aperta la possibilità di tornare sui propri passi, non solo dal punto di vista pratico, ma anche nella predisposizione mentale: osservando quello che accade, senza preconcetti, con la consapevolezza di non dover raggiungere per forza un risultato, perché questo non dipende solo dalle nostre capacità: né in quanto proprietari, né in quanto consulenti comportamentali.
È necessario imparare a comprendere e rispettare le esigenze degli esseri senzienti che vivono con noi.