Si è concluso il primo anno di vita del progetto CONNETTI-CAT, il cui obiettivo è rafforzare la sorveglianza sindromica e armonizzare i criteri di inclusione delle lyssavirosi nel gatto. Grazie alla collaborazione dei medici veterinari libero-professionisti, il protocollo diagnostico sviluppato dal progetto è ora disponibile.
Il gatto è noto come ospite occasionale dei lyssavirus associati a chirotteri, per la sua indole cacciatrice e per la possibilità di vagare liberamente e senza la supervisione del proprietario.
Anche in Italia, un caso di lyssavirosi è stato diagnosticato nel 2020 in un gatto domestico, che aveva contratto l’infezione in ambiente urbano. Prima di essere sottoposto ad eutanasia, il gatto aveva manifestato sintomatologia neurologica ascrivibile ad infezione rabida, quale alterazioni del comportamento, estrema aggressività, disfagia, stranguria, tremori e febbre. Lo stesso aveva anche morso i proprietari e i veterinari che lo avevano sottoposto ad esame clinico, per un totale di sei persone esposte.
Il progetto CONNETTI-CAT si pone l’obiettivo di quantificare la probabilità di tali infezioni nel gatto e la probabilità stessa del gatto di trasmettere secondariamente l’infezione.
In quest’ottica, il progetto ha voluto rinforzare le capacità diagnostiche differenziali in una coorte di addetti al settore, quali sono i clinici liberi professionisti. L’armonizzazione della sorveglianza sindromica è uno degli obiettivi che sopravvivrà potenzialmente anche oltre i limiti temporali e geografici del progetto stesso, prevedendo di includere di un maggior numero di professionisti dopo la sua conclusione.
Reclutamento delle cliniche e validazione del protocollo diagnostico
Durante questo primo anno sono state reclutate 13 cliniche veterinarie a vocazione neurologica, in rappresentanza di sei regioni italiane: Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana e Veneto.
Mediante l’impiego di metodologie partecipative (questionario Delphi + consensus conference) è stato possibile definire il protocollo diagnostico che consente di ipotizzare una sospetta encefalite rabbia nel gatto. Delle cliniche invitate, 12 hanno risposto al questionario e hanno partecipato alla consensus conference.
Il questionario Delphi, composto da 8 domande aperte, ha indagato il punto di vista dei medici veterinari che operano in cliniche private riguardo ai lyssavirus e ai sintomi neurologici ad essi correlati, è stato somministrato tramite metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) tra il 9 e il 27 marzo 2023.
Le informazioni emerse dai risultati hanno permesso di costruire una proposta di protocollo diagnostico, che è stato discusso nella fase di pre-test attraverso un incontro online (sul modello consensus conference), tenutosi l’8 giugno 2023, che ha coinvolto 9 medici veterinari libero professionisti. Il protocollo diagnostico è stato infine validato e reso operativo.
Il metodo Delphi
La prima fase ha previsto l’utilizzo del metodo Delphi, una metodologia in grado di esplorare in profondità i punti di vista e le conoscenze degli esperti riguardo alla tematica oggetto di studio. Il coinvolgimento di un gruppo di esperti con diverse competenze è di fondamentale importanza per poter costruire un quadro esaustivo sull’argomento che non sia limitato solamente all’analisi della letteratura, ma che comprenda, accanto al sapere scientifico, anche l’esperienza professionale di coloro che lavorano sul campo.
Il metodo Delphi è stato applicato per raccogliere informazioni attualmente non disponibili nel gruppo di ricerca, legate in particolare alla pratica quotidiana dei veterinari che operano nelle cliniche, nonché per individuare gli argomenti da discutere durante la ‘consensus conference’ prevista nella seconda fase (eventuali gap di conoscenza, criticità negli attuali protocolli, ecc). I partecipanti sono stati invitati a compilare un questionario online, inviato via e-mail, in cui è stato chiesto di descrivere la loro personale esperienza e conoscenza al fine di definire lo stato dell’arte dei lyssavirus e dei sintomi neurologici correlati.
Sulla base delle informazioni raccolte è stato realizzato un report di sintesi, che è stato condiviso tra gli esperti per la validazione del contenuto. Lo scopo di questa fase di condivisione è produrre un consenso condiviso o ottenere la stabilizzazione dei pareri intorno a punti di convergenza.