In questi giorni il virus Ebola è tristemente alla ribalta. Oltre ai primi casi umani in Europa e negli USA, è emerso il problema degli animali da compagnia.
Il caso dell’infermiera spagnola contagiata – e ora guarita – in ospedale a Madrid ha avuto come conseguenza l’eutanasia del suo cane Excalibur. Per il cane dell’infermiera di Dallas, invece, l’approccio è stato più favorevole: pare che il suo King Charles Spaniel sia stato trasferito nell’ex base aerea di Hensley Field dove lo tengono sotto controllo. La diffusione del virus è preoccupante, ma è da tenere presente che il virus non si trasmette per via aerogena ma solo per contatto diretto, perciò, pur nella sua estrema pericolosità, è contenibile.
Quali sono i dati scientifici disponibili? Ad oggi si fa riferimento principalmente ad un articolo del 2005, disponibile sul web.
L’articolo raccoglie evidenze sullo sviluppo di anticorpi anti-Ebola nel cane e sull’assenza di segni clinici evidenti, ma non porta dati a sostegno della possibilità che il cane possa costituire un serbatoio di infezione.
Anche la WSAVA (World Small Animal Veterinary Association ) si è espressa a riguardo, raccogliendo i dati scientifici ad oggi disponibili e anche le comunicazioni dei mass media: http://www.wsava.org/article/ebola-and-dogs
Assenti le informazioni sul gatto.
E’ importante approfondire le indagini virologiche in caso di sospetto contagio, così come stanno facendo ora negli USA. Si potrebbe scoprire, come ci auguriamo, che l’escrezione del virus non sia rilevabile e che il rischio epidemiologico sia assente. Teniamo le orecchie dritte!