Cytauxzoon felis è un protozoo responsabile della cytauxzoonosi, un’infezione trasmessa da zecche che colpisce i felini selvatici e domestici.
È stato descritto e studiato principalmente negli Stati Uniti dove, quando infetta il gatto (ospite definitivo), provoca una malattia acuta, grave e fatale. Meno frequentemente sono stati segnalati soggetti sopravvissuti all’infezione e/o con parassitemie subcliniche.
Nei felini selvatici, e in particolare nella lince americana (reservoir naturale), l’infezione è caratterizzata da una parassitemia persistente in assenza di segni clinici, e più raramente da una forma acuta e fatale.
Nella lince iberica e nel gatto in Spagna e Francia sono state riportate sporadiche segnalazioni di infezioni sostenute da un’altra specie di Cytauxzoon per ora segnalata come Cytauxzoon spp.
E in Italia?
Nel 2012, a Trieste, è stato individuato e descritto il primo focolaio d’infezione da Cytauxzoon spp. nel gatto domestico (prevalenza del 23%) in Italia. Successivamente sono stati osservati alcuni casi d’infezione anche nel Centro Italia.
Dal punto di vista molecolare il protozoo presente nel nostro territorio è sovrapponibile agli altri descritti in Europa e diverso rispetto a quello americano (C. felis).
Come si presenta l’infezione?
La diversità del “nostro” Cytauxzoon rispetto a quello americano si manifesta anche dal punto di vista clinico: nel gatto infatti, Cytauxzoon spp. sembra essere molto meno patogeno.
Più spesso i soggetti infetti presentano parassitemia in assenza di sintomi (andamento subclinico e cronico) e soprattutto di anemia, comunemente rilevata nei casi di cytauxzoonosi conclamata da C. felis.
Qual è la tipologia di gatto più suscettibile all’infezione?
In pratica tutti i gatti possono infettarsi, ma sono esposti soprattutto quelli che hanno frequenti contatti con l’ambiente esterno (in particolare se vicino ad aree boschive) e, di conseguenza, con le zecche, i vettori dell’infezione.
Attenzione, quindi, ai soggetti che vivono nelle zone in cui è già stata descritta la presenza del parassita, senza dimenticare però che, essendo emergente, deve essere considerato anche nelle zone in cui ancora non è ancora stato segnalato.
Come si diagnostica?
Un primo passo da fare è valutare uno striscio di sangue per cercare i protozoi in sede intraeritrocitaria.
Si tratta di piccoli piroplasmi da rotondeggianti a ovali, di 0.5-0.8 μm, spesso singoli e talvolta appaiati. Considerando però che morfologicamente Cytauxzoon spp. non è distinguibile da altri piroplasmi (Babesia sp. e Theileria sp.) e che le parassitemie spesso sono di lieve entità, la PCR su un campione di sangue intero in K3EDTA è sicuramente la metodica d’elezione.
Per qualsiasi domanda, dubbio o nel caso abbiate un paziente in cui sospettate la presenza di Cytauxzoon spp. non esitate a contattarci. Saremo ben lieti di supportarvi nell’iter diagnostico e clinico.
Per approfondire
- Carli E., Trotta M., Bianchi E., Furlanello T., Caldin M., Pietrobelli M., Solano-Gallego L. (2014), Cytauxzoon infection in two free ranging young cats: clinicopathological findings, therapy and follow up, Turkiye Parazitol Derg.; 38(3): 185-9.
- Carli E., Trotta M., Chinelli R., Drigo M., Sinigoi L., Tosolini P., Furlanello T., Millotti A., Caldin M., Solano-Gallego L. (2012), Cytauxzoon sp. infection in the first endemic focus described in domestic cats in Europe, Vet. Parasitol., 10; 183(3-4): 343-52.