Rickettsia rickettsii o Rickettsia conorii? (Non solo) questo è il dilemma…

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(articolo scritto da Alda Natale e Gioia Capelli)

Il genere Rickettsia comprende numerose specie di batteri patogeni per l’uomo e per il cane. Il gruppo Spotted fever include più di 20 specie di Rickettsia, tra le quali le più conosciute sono:

  • R. rickettsii, associata  alla Rocky Mountain Spotted Fever, diffusa solo nel continente americano;
  • R. conorii, associata alla Mediterranean spotted fever, diffusa nel bacino del Mediterraneo.

Nel cane è riconosciuto un ruolo fortemente patogeno per R. rickettsii (ma, ricordiamo, l’agente eziologico non è presente in Europa) e una patogenicità più limitata e meno documentata per R. conorii, che invece è presente in Italia, soprattutto nel sud.

Purtroppo non finisce qui: esistono diverse sottospecie di R. conorii (es. R. conorii conorii, R. conorii israelensis) e molte altre specie presenti in Europa che possono infettare il cane, l’uomo e altri animali, quali: R. helvetica, R. sibirica mongolotimonae, R. massiliae, R. aeschlimanii, R. slovaca, R. raoulti, R. monacensis.

Rickettsia nel cane: segni clinici

I principali segni clinici nel cane sono poco specifici: stato febbrile acuto; letargia; a volte, dolore articolare, risentimento linfonodale, vomito, diarrea.

Queste specie sono diversamente distribuite in Europa e sono antigenicamente correlate fra loro; pertanto possono dare reazioni crociate all’esame sierologico. La sieroprevalenza in Italia è stata stimata tra il 15 e il 72%, ma i casi di malattia descritti nei cani italiani sono rari.

I segni clinici nel cane

I principali segni clinici nel cane sono poco specifici: stato febbrile acuto; letargia; a volte, dolore articolare, risentimento linfonodale, vomito, diarrea. Può essere utile associare i sintomi al periodo di insorgenza (maggio-agosto) e a un’anamnesi di infestazione da zecche.

Le principali alterazioni di laboratorio possono comprendere:

  • trombocitopenia;
  • anemia;
  • lieve aumento dei valori degli enzimi epatici;
  • ipoalbuminemia;
  • talvolta, leucopenia.
Rickettsia rickettsii

Cellule di emolinfa di zecca infettate da Rickettsia rickettsii, colorazione Gimenez. Fonte immagine: CDC / Wikipedia

In diagnosi differenziale occorre considerare altre patologie da zecche, quali Ehrlichiosi, Anaplasmosi e Babesiosi.

La diagnosi di Rickettsiosi

Fino a pochi anni fa la diagnosi di Rickettsiosi era prevalentemente di tipo sierologico. La MIF (microimmunoflorescenza), considerato il metodo Gold Standard, è disponibile in commercio solo per R. rickettsi e R. conorii e non garantisce una reazione specifica: le rickettsie appartenenti allo Spotted Fever Group sono infatti cross-reattive tra loro. Ecco perché può capitare di scoprire una positività per R. rickettsii in un cane nato e vissuto in Italia

Titoli sierologici >1:1028 o una sieroconversione (forte aumento del titolo sierologico tra due prelievi effettuati a distanza di 2-3 settimane l’uno dall’altro) possono suggerire una diagnosi di rickettsiosi clinica.

Prima di sottoporre il cane a trattamento antibiotico è possibile tentare la diagnosi diretta cercando l’agente eziologico mediante PCR. La probabilità di trovare rickettsie nel sangue circolante è piuttosto bassa, ma in caso di positività associata a sintomi clinici la diagnosi è confermata.

La diagnosi biomolecolare può inoltre consentire l’identificazione di specie del patogeno.

Terapia consigliata

Doxiciclina 10 mg/kg per os, SID per 4 settimane

Approfondimenti

Alda Natale

Veterinario dirigente, è direttore della struttura complessa SCT3 – Padova e Adria. Diagnostica in sanità animale dell’IZSVe. Si occupa di diagnosi sierologica e virologica delle malattie infettive dei mammiferi e zoonosi, attività di ricerca in ambito zoonosi e sanità animale, analisi per i piani di profilassi nazionali e regionali. Si è laureata all’Università di Bologna, dove ha conseguito la Specializzazione in sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche e dove ha seguito un corso di perfezionamento in Sorveglianza Sanitaria delle Popolazioni Animali. Nel 2004 ha conseguito il Dottorato di ricerca in sanità pubblica, igiene veterinaria e delle produzioni animali all’Università di Padova. Nel 2014 ha conseguito il titolo di referee in Consulente della relazione felina ed è iscritta al relativo albo SIUA. Nel 2018 ha conseguito il titolo di Master di secondo livello in Medicina Comportamentale del Cane e del Gatto con approccio Cognitivo Zooantropologico ed è iscritta all’elenco FNOVI dei Medici Veterinari Esperti in comportamento.

4 commenti

  1. Loredana Del Piano

    L’articolo è molto interessante perchè mette in evidenza un agente patogeno ancora mal definito e per questo secondo me sottodiagnosticato. Penso sarebbe opportuna una revisione dell’approccio diagnostico per le altre specie di Rickettsia “emergenti” anche in considerazione del potenziale rischio zoonosico. Uno studio a livello nazionale sarebbe molto utile.

  2. Grazie per l’interesse! Stiamo lavorando sull’argomento, cercando di approfondire gli aspetti diagnostici sia per la diagnosi diretta, sia per quella indiretta (sierologica). Speriamo di restituire presto notizie utili e di ampliare l’offerta diagnostica.

  3. Buongiorno abbiamo un caso di un metticcio di grossa taglia proveniente dal Sud Italia giovane 15mesi che come unico sintomo presenta una difficolta’ all apertura della bocca accompagnata da dolore (inl cane si sottrae a questa manovra) abbiamo fatto un pannello completo per leism erlichia rickett negativo tranne per una positivita all IgG (IFA) per Rickettsia rickettsii di 1:320
    Le chiedevo se fosse il caso di trattarlo con doxiciclina o di passare direttamente alla biopsia per escludere una miosite autoimmune visto che altri esami e Rx sono negativi.
    Una iniziale terapia con Fans non ha dato nessun effetto positivo .
    La ringrazio se potrà rispodermi

  4. Il titolo di 1:320 al Test IFA per R. rickettsii sarebbe da approfondire, perché questo agente non è presente nel territorio italiano. Si tratta sicuramente di una cross-reattività, probabilmente con R. conorii, per cui il titolo specifico potrebbe essere ancora più alto.
    Consiglierei altre analisi a corredo del test sierologico (emocromo, chimica clinica ed elettroforesi delle proteine sieriche) per valutare se ci sono segni di infezione attiva. La ricerca diretta tramite PCR su sangue in EDTA potrebbe dare risultati falsamente negativi.
    E’ probabile che la sintomatologia riportata non sia dovuta a rickettsiosi, per cui procederei anche con le diagnosi differenziali, ma ritengo opportuno escludere quest’infezione.
    Siamo disponibili anche per una consulenza telefonica, dott.ssa Alda Natale 049 80843435