Molti cani hanno l’abitudine di ingerire le feci proprie o di altri cani (coprofagia). Questo comportamento ha due effetti principali, dal punto di vista parassitologico:
- aumenta la probabilità che il cane si infesti con parassiti che vengono emessi già infettanti, come per esempio Giardia;
- aumenta la probabilità che le feci del nostro cane risultino positive ad un esame coprologico, anche se il cane non è infetto (pseudoparassitosi).
Molte uova di parassiti infatti sono molto resistenti nell’ambiente esterno e passano inalterate nell’apparato digerente del cane, come per esempio le uova degli ascaridi (Toxocara canis), di tricuridi (Trichuris vulpis), di coccidi (Isospora spp.) se sono ancora allo stadio non infestante.
Ma qual è la probabilità di diagnosticare una parassitosi quando invece si tratta di coprofagia, che invece non richiede un trattamento antiparassitario?
È quello che si sono chiesti i ricercatori di uno studio effettuato in Olanda (1). Nell’arco di un anno, per tutti i campioni risultati positivi per elminti è stato richiesto al proprietario di consegnare un ulteriore campione dopo tre giorni, ovviamente mettendo in atto prevenzione contro la coprofagia (per es. museruola durante la passeggiata quotidiana).
Di 246 campioni risultati positivi per Toxocara canis al primo esame, ben 120 (49%) sono risultati negativi alla seconda.
In pratica quasi la metà dei cani avrebbe potuto essere sottoposto a trattamento antielmintico senza averne alcun bisogno.
La metà dei proprietari intervistati era consapevole della coprofagia del proprio cane. Tuttavia tracce di coprofagia (per es. presenza di parassiti di altre specie) sono state messe in evidenza anche in cani di proprietari che avevano negato il fenomeno.
Quindi sarebbe una buona idea inserire nell’anamnesi del cane che si presenta in ambulatorio anche una domanda sulla presenza di coprofagia, per poter valutare correttamente l’esito diagnostico.
Riferimenti
(1) Nijsse R, Mughini-Gras L, Wagenaar JA, Ploeger HW. Coprophagy in dogs interferes in the diagnosis of parasitic infections by faecal examination. Vet Parasitol. 2014 Aug 29;204(3-4):304-9.
Noi abbiamo, da circa 2 anni, introdotto la sverminazione con un prodotto a base di praziquantel,fabentel,pirantel due volte all’anno in occasione delle vaccinazioni.
Secondo lei e’ corretta come profilassi non solo del pet ma anche ambientale ?
Spieghiamo al proprietario le modalita’ e i motivi e nel 90% dei casi non troviamo ostacoli,tuttavia vorrei essere confortato scientificamente sull’utilita’ di tale pratica.
La ringrazio della risposta
Distinti saluti
Dr. Severino Cecchi
Gentile dr Cecchi,
il prodotto che lei consiglia ad ampio spettro, non colpisce come ben sa i protozoi,
di cui ci perdiamo molte informazioni.
Questa pratica del trattamento “alla cieca” è sicuramente utile nei cuccioli,
ma dopo l’anno di età io abbandonerei questa pratica a favore di un esame coprologico con eventuale terapia specifica, anche come pratica educativa per il proprietario.
Comunque nei proprietari restii ad eseguire l’esame coprologico un trattamento sicuramente non fa male.
Concordo con lei che il trattamento dei cani positivi è la miglior profilassi per evitare l’inquinamento ambientale
Cordiali saluti,
Gioia Capelli
Laboratorio di Parassitologia
SCS3 – Diagnostica specialistica, istopatologia e parassitologia
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
gcapelli@izsvenezie.it