Nel Nord-Est le specie di zecche più diffuse sono la zecca dei boschi (Ixodes ricinus) e la zecca bruna del cane (Rhipicephalus sanguineus), che possono veicolare patogeni responsabili di malattie importanti per gli animali e l’uomo. I più frequenti fanno parte del gruppo Rickettsia, che include fra gli altri l’agente della febbre bottonosa del Mediterraneo, seguiti dalla borreliosi di Lyme e dall’anaplasmosi, tutti trasmissibili anche all’uomo. Un’altra patologia trasmessa da vettori, in questo caso non zecche ma flebotomi (o pappataci), è la leishmaniosi canina, malattia molto grave nel cane e occasionalmente trasmessa anche all’uomo.
Ad oggi sono pochi gli studi scientifici che hanno misurato l’impatto di questi agenti infettivi nella popolazione canina e la loro capacità di provocare sintomi clinici. Effettuare una diagnosi in assenza di segni di malattia è molto difficoltoso; difficoltà che aumentano per il fatto che i vettori possono essere infetti da più patogeni, e quindi veicolare più agenti allo stesso tempo.
Conoscere quali siano i responsabili delle più frequenti infezioni e quali di essi possano circolare in cani sani permette un aumento della capacità diagnostica per laboratori pubblici e privati e una migliore interpretazione dei risultati sierologici.
La ricerca IZSVe
Il Laboratorio di parassitologia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha condotto una ricerca, finanziata dal Ministero della Salute (RC 03/2013), per fornire un quadro esaustivo della presenza e della circolazione dei patogeni trasmessi da zecche in cani sintomatici e asintomatici del Nord Italia.
Gli agenti patogeni ricercati tramite sierologia e/o biologia molecolare comprendevano Ehrlichia canis, Anaplasma phagocythophilum, Babesia canis, Rickettsia conorii e R. rickettsii, Leishmania infantum e i micoplasmi emotropici. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Parasites & Vector.
In totale sono stati testati 488 cani, 338 cani vaganti e catturati dal servizio sanitario e 150 cani privati candidati donatori di sangue. Il 26,7% dei cani di proprietà e il 32% di quelli vaganti sottoposti ad indagine sono risultati positivi ad almeno un patogeno, mentre a due patogeni sono risultati essere positivi il 17,3% degli animali di proprietà e 16,6% dei cani vaganti.
Questi dati rivelano come a livello ambientale tutti i cani sono esposti ai patogeni in modo considerevole ed omogeneo, nonostante i proprietari avessero assicurato di utilizzare prodotti antiparassitari. Nonostante l’elevata esposizione, al momento degli esami nessuno dei cani asintomatici mostrava segni clinici evidenti di circolazione di patogeni. Anche in presenza di casi clinici, effettuare una diagnosi risulta difficile fino alla scoperta del patogeno nel sangue. Per questi motivi è necessaria un’opera di sensibilizzazione verso i proprietari per un corretto uso dei repellenti, per prevenire eventuali infezioni.
Basso rischio per le trasfusioni canine
Lo studio si è rivelato importante anche per la recente istituzione della Banca del sangue canino, il servizio di raccolta, controllo sanitario e commercializzazione del sangue canino messo a disposizione dall’IZSVe alle strutture veterinarie territoriali.
I risultati della ricerca suggeriscono infatti un basso rischio di trasmissione tramite trasfusione, a condizione che i cani vengano selezionati con attenzione.
Per questo motivo i ricercatori dell’IZSVe suggeriscono l’adozione del pannello PCR messo a punto con i risultati ottenuti da questo studio. Un aumento della sicurezza delle donazioni di sangue costituisce un vantaggio sia per i cani donatori sia per i destinatari della trasfusione.